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Trio per archi op. 8

Compositore/i :
Date :
Formazione musicale :
Instrument(s) :

Modérément – Romance – Menuet – Avec vivacité et accent

“È un’armonia che vi sottrae al sentimento delle realtà sensibili, e che vi culla, vi incanta e vi sprofonda nel mondo dei sogni. Si vorrebbe assaporare il fascino di questi accordi chiudendo gli occhi, circondandosi di silenzio, di solitudine, escludendo qualsiasi cosa possa turbare il raccoglimento dei sensi.” Nel, raccontare per il “Journal des débats” la propria scoperta delle opere di Sauzay (marzo 1854), Joseph d’Ortigue non manca di effusione lirica. Nella Salle Sax, affiancato da René Baillot alla viola e da Auguste Franchomme al violoncello, Sauzay svela il proprio talento di compositore a un pubblico che lo conosce soprattutto come interprete. La predilezione del musicista per il repertorio barocco si nota soprattutto nel Trio op. 8 (1846), nel quale il giornalista della “Patrie” pensa di sentire “passaggi che ricordano la migliore maniera di Bach”. Ma gli elogi più schietti arrivano da Adolphe Géroult, nelle pagine del “Messager des théâtres et des arts”: “Il suo Trio è un’opera magistrale, il cui pensiero si esprime con una franchezza e una limpidezza che incantano all’istante. Si capisce subito di non avere a che fare con uno di quei bei tenebrosi alla penosa ricerca di un pensiero che immancabilmente sfugge loro. Qui non si va mai per tentativi; il tema viene esposto in poche misure e gli sviluppi successivi servono solo a esprimerne tutta la ricchezza e tutte le risorse”. Si noti che la stessa partitura del trio rivela una grande modernità, proponendo indicazioni metronomiche precise per ciascun movimento (semiminima = 120; semiminima puntata = 76; minima puntata = 72; minima puntata = 69).

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data di pubblicazione : 25/09/23



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