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Le Toréador

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Opéra-comique en deux actes.

In musica, da Zarlino a oggi passando per Rameau, l’accordo perfetto è costituito da tre suoni; il sottotitolo del Toréador si riferisce in effetti a un ménage à trois. L’opera fu composta per Delphine Ugalde (1829-1910), che aveva da poco debuttato nell’Ambassadrice e nel Domino noir di Auber. Il suo successo era stato tale da permetterle di sostituire immediatamente Laure Cinti-Damoreau nei suoi due ruoli. Cantante à roulade, ossia soprano d’agilità (oggi si direbbe “di coloratura”), si distingue soprattutto alla fine del primo atto del Toréador nelle variazioni sommamente virtuosistiche su «Ah! vous dirais-je maman». Accanto a lei, il tenore comico Ernest Mocker interpreta il flautista Tracolin, innamorato un po’ sempliciotto, mentre al basso Charles Battaille è affidato il ruolo buffo di Don Belflor, il marito cornuto e lunatico. È più o meno lo stesso schema che il librettista reimpiegherà in La Tonelli, opéra-comique scritto quattro anni dopo, sempre per la Ugalde, in collaborazione stavolta con Ambroise Thomas. Non stupisce che la partitura di Adam abbia conosciuto 156 rappresentazioni alla sola Opéra-Comique fino alla fine del Secondo Impero, se si considerano i pezzi di eccellente fattura che la compongono. L’aria con cui Coraline entra in scena è particolarmente gustosa per un pubblico di intenditori, in quanto cita vari brani di opere di Grétry e conserva echi di vaudevilles ancora popolari all’epoca; tuttavia divertirà anche chi non conosca tali riferimenti, poiché il testo è assai piccante. I due trii hanno un po’ della gaiezza e dell’energia delle scene d’insieme caratteristiche di Rossini. Nella sua aria del secondo atto, il flautista Tracolin rappresenta come ha messo in pericolo per distrazione un intero brano orchestrale: è un vertice di quella tradizione del canto comico che gioca sull’intonazione («C’était faux», esclama). Del resto, quest’aria era stata pensata prima di tutto il resto dell’opera, per una “beneficiata”, ovvero una serata a beneficio del tenore. In questo atto c’è un solo quadro, ossia una sola scenografia, ma Sauvage arrangia il libretto in modo che la cantante possa tirare il fiato prima della sua grande aria, inserendo un entracte in quello che in realtà altro non è che un alzarsi del sipario. In effetti all’epoca un lavoro come questo, con tre soli personaggi e senza cori, non era che una parte della seratalirica parigina, il cui piatto forte comportava due o tre atti di gran lunga più sviluppati.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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