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Due Improvvisi per arpa

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Pur avendo acquisito una certa familiarità con l’arpa grazie ai suoi rapporti di amicizia con vari arpisti (tra i quali Marcel Grandjany e Pierre Jamet), Jean Cras attese il 1925 per dedicarle un suo lavoro. I Due Improvvisi, eseguiti per la prima volta presso la Société musicale indépendante il 1° giugno 1927, furono composti nello stesso periodo del Duo per flauto e arpa, e prima del magistrale Quintetto per arpa, flauto, violino, viola e violoncello (1930). Pierre Jamet (1893-1991), dedicatario e primo esecutore dell’opera, avrebbe svolto un ruolo non da poco nell’esito finale del lavoro: sembra infatti che il primo abbozzo degli Improvvisi, pensato per il pianoforte, fosse ineseguibile, e che l’interprete abbia dovuto consigliare al compositore come adattarlo all’arpa. Il modo in cui Cras utilizza questo strumento è quello tipico del primo Novecento: se ne serve per creare effetti di straniamento. L’esotismo locale è ottenuto grazie all’uso costante della gamma pentatonica (di quando in quando tinta da sequenze di toni interi) o al regolare ricorso a brevi motivi più volte ripetuti, mentre l’esotismo temporale deriva da un lavoro armonico che evoca gli arcaismi di un Medioevo immaginario. Legati tra loro da un grande glissando, i Due Improvvisicostituiscono una lunga improvvisazione in cui ogni nuovo passaggio sembra nascere da quello che lo precede. Tuttavia, laddove tutto vorrebbe fa credere all’ascoltatore che l’interprete stia seguendo il filo dei propri pensieri, la partitura dimostra invece che il compositore ha orchestrato con grande precisione le variazioni di tempo e di intensità di questo gioiello di espressività musicale.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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